1861: i protagonisti dell'Italia unita

La Barba


La mostra Barbe d’Italia propone al visitatore un percorso decisamente originale raccontando un capitolo fondamentale della storia nazionale attraverso usi e costumi di una moda che ha caratterizzato un’epoca.
Grazie alla collaborazione di Catia Lattanzi il percorso espositivo racconta il modo di portare, curare e "coltivare" la barba nell'Ottocento. Infatti, con la sua opera di traduzione del volume Physiologie et hygiène de la barbe et des moustaches di Eugène Dulac, del 1842, la mostra ripropone uno spaccato dell'epoca corredato dalle illustrazioni eseguite ad hoc da Giuseppe Festino.


Se qualcosa ci appartiene legittimamente, è proprio, credo, ciò che la natura ci ha dato.
Orbene, la barba è un dono della natura e quindi la barba ci appartiene.
Quanto detto è così vero che Proudhon, autore di un paradosso molto astuto sulla questione 
della proprietà, non si è perorato affatto di contestare quella della barba. 
Perché allora alcuni si sono arrogati il diritto di perseguitarla sulla base di un veto umorale e capriccioso?
Siatene molto convinti, lettori; qualsiasi attentato barbicida è un attentato alla libertà di cui la barba è simbolo.
Maledetti siano tutti i persecutori della barba in questo mondo! 


L’onnipotenza è dalla parte della barba.

Eugène Dulac, “Fisiologia e igiene di barba e baffi”, 1842, traduzione dal francese di Catia Lattanzi