1861: i protagonisti dell'Italia unita

La mostra

Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia una mostra unica ci racconta il Risorgimento da un insolito punto di vista: le barbe dei suoi protagonisti, alla scoperta di usi e costumi di una moda e di un’epoca!  

14 - 25 settembre 2011 CASTELLO VISCONTEO DI LEGNANO 
Viale Toselli, 1 – Legnano 
Orari: 10.00-12.00 – 14.00-18.00 (sabato 17 settembre chiuso)  
INGRESSO LIBERO 

3-16 ottobre 2011 VILLA CORVINI DI PARABIAGO 
Viale Santa Maria, 27 - Parabiago 
Orari: 10.00-12.00 – 14.00-18.00  
INGRESSO LIBERO 

14 - 25 novembre 2011 ATELIER GLUCK ARTE DI MILANO 
Via Gluck, 45 – Milano 
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle18.00 
INGRESSO LIBERO 


Giuseppe Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Camillo Benso conte di Cavour, Giuseppe Verdi, Alfonso La Marmora, Massimo D’Azeglio, Francesco Giuseppe, Napoleone III e Francesco II sono tutti protagonisti della nostra storia, uomini che han dato un fondamentale contributo, da una parte e dall’altra, volenti o nolenti, al raggiungimento di quell’Unità Nazionale di cui quest’anno celebriamo il 150° anniversario. Militari, combattenti, sovrani, artisti, intellettuali, italiani o stranieri, uomini diversi ma tutti accomunati da un’unica caratteristica fondamentale: la barba. Portata come semplice vezzo o per esprimere un ideale, come simbolo di regalità o bandiera di ribellione, per l’uomo ottocentesco la barba era infatti un vezzo irrinunciabile. La mostra Barbe d’Italia, allestita al Castello Visconteo di Legnano da 14 al 25 settembre 2011 (ospitata poi a Villa Corvini di Parabiago dal 3 al 16 ottobre 2011 e all’Atelier Gluck Arte di Milano dal 14 al 25 novembre 2011), ci racconta questa appassionante storia attraverso un percorso storico inedito tra storia, moda e costume raccontando l’Unità dall’insolito punto di vista delle barbe dei suoi protagonisti.  

Barbe d’Italia nasce da un'idea di Giovanna Mazzoni con la collaborazione di Enrico Ercole, allestita da Confartigianato Imprese Alto Milanese in collaborazione con l’Associazione Atelier Gluck Arte di Milano, con il contributo della Banca Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate e il supporto tecnico di Reale Mutua Legnano e Varano Fotocomposizione di Busto Garolfo. La mostra vanta il patrocinio di Regione Lombardia, provincia di Milano-Assessorato alla Cultura, Camera di Commercio di Milano, del Comune di Legnano e del Comune di Parabiago. 

La mostra Barbe d’Italia  propone al visitatore un percorso decisamente originale raccontando un capitolo fondamentale della storia nazionale attraverso usi e costumi di una moda che ha caratterizzato un’epoca. Accuratissime riproduzioni delle barbe di altrettanti protagonisti del nostro Risorgimento, realizzate appositamente dal laboratorio Lia Parrucche di Legnano, fanno da guida alla scoperta di un mondo particolare ricco di curiosità: Giuseppe Garibaldi, Massimo d’Azeglio, Giuseppe Mazzini, Alfonso Lamarmora, Vittorio Emanuele II, Napoleone III, Francesco Giuseppe, Giuseppe Verdi, Camillo Benso conte di Cavour, Umberto I e Francesco II, undici barbe/baffi diversi per undici caratteri diversi. 
Per carpire i segreti che si celavano sotto i baffoni a manubrio di Vittorio Emanuele che ispirarono ai pasticceri la forma dei biscotti krumiri e scolorivano la tinta nera sotto la pioggia durante le parate militari; per scoprire che le cosiddette “fedine” (basettone a scopettone) alla “Cecco Beppe” tanto di moda venivano chiamate così perché chi le portava ostentava fede austroungarica e quindi antiunitaria; per imparare a guardare con occhi diversi il tenebroso volto di Garibaldi nascosto dalla celebre barba rossiccia immediatamente riconoscibile sul campo di battaglia; per mettere a confronto l’ostentazione vanitosa di Napoleone III che impomatava i baffi per intere mezzore al fine di riuscire a farli stare perfettamente orizzontali, fino ai modestissimi baffetti del mite Francesco II re delle Due Sicilie. O, ancora, per meglio comprendere il vezzo ordinato e ben curato di uomini tutti d’un pezzo come Mazzini, d’Azeglio e Verdi, oppure l’originalità del pizzetto “bipartito” di La Marmora. Per passare dal generoso estro verdiano al rigore cavouriano in sol colpo di rasoio! 

La vicenda umana e politica di ognuno di loro viene raccontata da didascalie che chiariscono anche il loro rapporto con barba e baffi: molti ne furono letteralmente schiavi, come Vittorio Emanuele II o Napoleone III, mentre altri (apparentemente) indifferenti, come il rude Garibaldi. Quest’ultimo non può che fare gli onori di casa, poiché, oltre ad essere il protagonista assoluto del Risorgimento più oleografico e celebrativo, sfoggia una barba diventata davvero mitica, sia per la foggia apparentemente incolta (ma in realtà ben curata) sia per il colore biondo-rossiccio che la contraddistingue: un simbolo talmente forte da diventare, negli anni della propaganda anticomunista, il soggetto di una divertente vignetta propagandistica che mostra il viso dell’Eroe dei due Mondi che, una volta capovolto, trasforma la sua barba nei capelli di Stalin. Del resto ancora nel 1987 Sergio Caputo cantava: “E il Garibaldi è ricercato in tutti i mari del sud, ma non si può tagliar la barba per questioni di look...”. 

Ad aiutare il visitatore ad orientarsi tra tante fisionomie ci sono le riproduzioni dei ritratti più celebri di ogni personaggio uniti a pezzi unici come il ritratto di Vittorio Emanuele II realizzato appositamente per la mostra dal pittore legnanese Albert Flury, quello del generale Alfonso La Marmora realizzato dalla pittrice Anna Pennati e le eleganti grafiche di Salvador Aulestia che “scherzano” con il volto barbuto di Giuseppe Verdi. Un’occasione unica per scoprire che anche il giovanissimo Goffredo Mameli, autore del testo del nostro Inno Nazionale, ancorché morto a soli ventidue anni, veniva raffigurato con folta barba sul mento, proprio perché era considerato inammissibile che uno degli eroi del Risorgimento non sfoggiasse quello che ormai era diventato il simbolo della libertà (la portava ovviamente anche Michele Novaro, autore della musica che accompagna i versi di Mameli)!  

Ma non solo: attraverso reperti, testimonianze, giornali dell’epoca, figurini, documenti, passaporti, album di figurine, libri, monete, francobolli e stampe si scopre quanto la barba fosse importante per l’uomo ottocentesco e in quante fogge poteva essere pettinata. Le illustrazioni di Giuseppe Festino aiutano il visitatore a prendere confidenza con le mode più in uso, da quelle più comuni a quelle più bizzarre, ognuna spiegata da didascalie esplicative e accompagnata da reperti dell’epoca, dai piatti da barbiere decorati a mano (spesso con soggetti di ispirazione politica) ai rasoi e pennelli, dalle mitiche lamette con il simbolo del regno d’Italia ai tirabaffi che si applicavano di notte per tenerli in ordine, Ma non solo: attraverso reperti, testimonianze, giornali dell’epoca, figurini, documenti, passaporti, album di figurine, libri, monete, francobolli e stampe si scopre quanto la barba fosse importante per l’uomo ottocentesco e in quante fogge poteva essere pettinata. Le illustrazioni di Giuseppe Festino aiutano il visitatore a prendere confidenza con le mode più in uso, da quelle più comuni a quelle più bizzarre, ognuna spiegata da didascalie esplicative e accompagnata da reperti dell’epoca, dai piatti da barbiere decorati a mano (spesso con soggetti di ispirazione politica) ai rasoi e pennelli, dalle mitiche lamette con il simbolo del regno d’Italia ai tirabaffi che si applicavano di notte per tenerli in ordine,  fino ai ferri che si scaldavano per arricciarli. Immagini tratte da giornali dell’epoca e fotografie mostrano personaggi più o meno illustri che sfoggiano orgogliosi i loro baffoni e le loro lunghe barbe, cosicché un ricevimento al Quirinale illustrato sulle pagine dell’Illustrazione Italiana poteva trasformarsi in una vera e propria competizione baffuta, tenendo conto che perfino i corazzieri erano obbligati a portare mustacchi ben curati. Cosi come la copertina della Domenica del Corriere del 1961 celebrava con il prezioso tratto di Walter Molino i quattro protagonisti della nostra Unità sfoggiando i tre inconfondibili volti barbuti di Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II. Non mancheranno anche i giornali satirici dell'epoca grazie alla collaborazione con  lo Studio Imprimatur. 
Nell'anno del 150° dell'Unità d'Italia non si contano gli omaggi a questo anniversario, ecco allora in mostra la ricostruzione high-tech di una camicia garibaldina, realizzata con i materiali e le tecniche avanzate del 2010: ultraleggera, fatta di cotone e chitina (dalla polpa di granchio giapponese), nasce da un'idea della stilista Carla Carini, che ha ricreato l'originale camicia rossa dei 1000 di Garibaldi. E, ancora, alcune chicche esclusive, come le ciocche di capelli di Giuseppe e Anita Garibaldi prestate dal Museo Agostinelli di Roma. La collezione di figurine di Franco Dassisti fornisce i suoi pezzi più preziosi per  testimoniare quanto sugli album di tutte le epoche siano stati celebrati i padri barbuti della nostra nazione, a partire da quelli dedicati alle eroiche imprese garibaldine fino a quelli che nel 1961 celebrarono il centenario dell’Unità. 
Grazie alla collaborazione della Fondazione Franco Fossati e di WOW Spazio Fumetto, il nuovo museo del fumetto di Milano, si possono anche ammirare albi e tavole a fumetti con i nostri eroi protagonisti, dalle strisce garibaldine alle pagine della mitica Storia d’Italia a Fumetti scritta da Enzo Biagi e illustrata dalle più brave matite del fumetto italiano. Insomma, un’occasione unica per gettare uno sguardo insolito sul nostro passato ... per poter dire almeno una volta “Che barba la storia!” senza correre il rischio di essere mandati in castigo dietro alla lavagna! 

Confartigianato Imprese Alto Milanese, ente promotore della mostra, ha inoltre coinvolto nell’iniziativa i propri associati chiedendo loro di creare prodotti artigianali dedicati all’Unità d’Italia, preziosi pezzi unici realizzati a mano che omaggiano il 150° anniversario formando un’insolita mostra di preziosi prodotti “Made for Italy”. La proposta è stata allargata anche ad aziende non artigiane del territorio che hanno fatto dell'eccellenza del Made in Italy il loro stile. Infatti, in mostra si potranno ammirare le penne che Delta "Artigiani della scrittura” ha dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia e a Giuseppe Garibaldi, oggetti unici nella realizzazione e nella confezione.   

La mostra vanta la preziosa collaborazione di Varano Fotocomposizione, Castello Visconti di San Vito di Somma Lombardo, Fondazione Franco Fossati, Wow Spazio Fumetto, Franco Dassisti, RPB Spa, Studio bibliografico Imprimatur, Museo Agostinelli di Roma.  Dopo l’apertura a Legnano, Barbe d’Italia si sposterà a Parabiago, presso la bellissima sede espositiva di Villa Corvini (3-16 ottobre 2011) e a Milano presso la sede dell’Associazione Atelier Gluck Arte (14 - 25 novembre 2011).